C'era una volta una formica

C’era una volta una formica

formica

formica

 

Era il mio compleanno…il mio settimo anno di vita…un giorno speciale,
volevo divertirmi con il mio cirimela,
Il cirimela era un giocattolo fatto con due pezzi di legno,
ricavati dal manico di una scopa, uno grande come la mia mano,
appuntito alle sue estremità, veniva posto a terra,
per essere colpito ad una delle due estremità dall’altro bastone,
per farlo sollevare, ricolpire al volo e mandarlo il più distante possibile

Lippa o Cirimela
Lippa o Cirimela

Mi avviai lungo la strada bianca e polverosa che si stendeva davanti a me
guardando l’orizzonte sembrava proseguire all’infinito
quasi non avesse fine…era proprio adatta al mio gioco
Le pietre bianche e grigie facevano da contrasto al verde delle cunette,
al giallo dei fiori di rughetta e al viola di quelli del cardo,
lungo i bordi scorreva gorgogliante, l’acqua che serviva all’irrigazione dei campi,
filari di cipressi giganteschi, la fiancheggiavano, sembrava che toccassero il cielo
come era azzurro quel cielo…mi piaceva camminare, in quella strada,
specialmente in quelle mattine di primavera,
quando il sole iniziava ad intiepidire l’aria
a togliere con il grigiore dell’inverno, anche il grigiore dai miei pensieri.

Con la pioggia, con il sole, era sempre bella la primavera..
tutto tornava a rivivere…a ricolorarsi…

.

La masseria era al centro di un piccolo borgo contadino
una decina di poderi sparsi qua e là, fra immense distese di biondo grano
potevo vederli in lontananza, tra un tronco e l’altro,
erano tutti dipinti di rosa tutti uguali, nella loro bellezza.
I percorsi dei carri nei campi avevano lasciato i loro solchi,
disegnando sentieri che facevano da contrasto al verde dei prati

Quei sentieri mi incuriosivano
uno di questi portava ad una collinetta
dove si ergeva avvolto dalle sterpaglie il rudere di una masseria diroccata
era appartenuta a una delle famiglie più ricche e generose del paese,
persone che avevano il culto della bellezza non solo nell’animo,
ma in tutto quello che facevano.

Allora le famiglie erano patriarcali, nella stessa casa vivevano più nuclei,
uniti sotto lo stesso tetto, si dividevano gioie, dolori e lavoro.
Quel luogo mi era stato proibito, assolutamente non dovevo andarci
Per molti era un luogo da dimenticare…lì si era consumata una tragedia
quando l’odio fra i popoli regnava sovrano, un aereo, non si è mai saputo
se amico o nemico, sganciò il suo carico di morte,
un attimo,un solo attimo, non ebbero il tempo di fuggire,
17 persone fra cui 9 bambini, sparirono in un vortice di fuoco

Nessuno ha mai voluto, per rispetto di quei morti, abbattere quel rudere
è rimasto lì, come monito…testimonianza dei frutti dell’odio..
Qualcuno diceva che quelle anime, non avevano lasciato quel luogo,
si aggiravano come fantasmi… che in certe ore si sentivano rumori… voci…

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Posai il mio ‘cirimela’ a terra,
con un colpo lo feci sollevare e lo ricolpii al volo con forza,
cominciò a roteare alto nel cielo,
ma la sua traiettoria, forse per effetto del vento,
prese una direzione diversa da quella voluta,
andando a ricadere nel sentiero proibito
non potevo andarci ma, il mio cirimela era lì
mi inoltrai nel sentiero la curiosità era più forte del timore
le sterpaglie erano alte nessuno poteva vedermi

Il rudere ora, era lì davanti a me, un silenzio strano avvolgeva tutto,
sentivo solo il fruscio del vento
mi avvicinai ad una delle finestre rimasta quasi intatta per curiosare
quella bomba aveva prodotto una voragine immensa
profonda come una gravina, sembrava la metà di un guscio d’uovo,
non vi erano sterpaglie, ma un prato verdissimo con l’erba rasa,
come se fosse stata curata, fiori tanti fiori, una miriade di colori,
quel luogo anche adesso rispecchiava di bellezza come in passato,
quando lì c’era vita…mi sporsi un po’ oltre per vedere meglio,
ero quasi in bilico ora, ma potevo vedere bene,

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Su un muro rimasto intatto risaltava una scritta
”Qui dimora l’armonia e la pace,
la vita è un dono per ogni essere vivente,
nessuno ha il diritto di negarla, essa è sacra”
Il vento si stava alzando portando con se nuvoloni scuri come la pece,
era così violento sembrava che ululasse come un mostro
guardando verso l’alto vedevo i cipressi inarcarsi,
piegarsi l’uno verso l’altro, quasi a volersi unire in un abbraccio,
per resistere a quella forza spaventevole

Qualcosa si stava muovendo sulla mia gamba,
era una piccola formica con la testa rossa,
a qualche passo da me, un formicaio,
centinaia di formiche. grandi, con la testa nera,
d’istinto raccolsi una pagliuzza e cominciai a spingere la formica verso l’ingresso
del formicaio, ma questa anzichè entrare nella tana fuggì veloce,
perchè quel formicaio non apparteneva alla sua specie,
riprovai ma fuggì di nuovo, ormai mi ero intestardito,
volevo a tutti i costi che entrasse, la spinsi fino all’orlo della tana,
quando d’improvviso un formicone nero, gigantesco,
uscì prese la formica tra le sue zampe, la uccise,
ne fece una pallottolina, e la portò all’interno

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Era la prima volta che vedevo morire
pensavo a come doveva essersi sentito il pilota di quell’aereo.
Ero rimasto impietrito… mortificato…
Grosse gocce di pioggia cominciavano a cadere,
il cielo iniziava a brontolare,
improvviso, accecante, il bagliore di un lampo, come una saetta
cadde proprio davanti a me, distruggendo in parte il formicaio,
un altro crepitio secco seguito dal rumore assordante del tuono,
sobbalzai dallo spavento,cominciai a correre,
la paura ormai si era impadronita di me

Il cuore non batteva più nel mio petto, ma in gola
volevo urlare per liberarmi dall’angoscia,
ma non riuscivo nemmeno a respirare

Io, l’artefice di un atto che ancora una volta in quel luogo di morte,
aveva dato alla prepotenza la forza di compiere una viltà
compiere il suo sopruso sul più debole
L’ululato del vento sembrava quasi un urlo
come un coro di voci che mi inseguiva
un coro che mi ripeteva
“La vita è un dono per ogni essere vivente,
nessuno ha il diritto di negarla, essa è sacra”

Ancora oggi, in certe giornate di vento, in quel soffio leggero,
quelle voci…mi sembra di risentirle…

 °°°°°

 

C’era una volta una formica

Il mondo delle formiche…

il mondo delle formiche

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dalla raccolta di foto di  Luciana Bartolini...   per sua gentile concessione…
con il suo amore per la natura… La sua passione per la fotografia…  
con sapiente conoscenza ha saputo carpire alcuni attimi al tempo…
immagini di un mondo in continuo fermento, solitamente sfuggevole ai nostri  occhi…
un mondo microscopico visto da vicino, che affascinante, si svela con i suoi segreti…
a  lei  il  mio  ringraziamento,  per  avermi  permesso  di  abbellire  questa  pagina
cliccando  sui  link  colorati qui  sotto  vedrete  immagini  che  vi  stupiranno…

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Chi sono..?..  Le formiche  sono  insetti  sociali  aggressivi.   Esse  costituiscono  il  10%  dell’intera popolazione animale, e circa il 50% di quella  di  tutti gli insetti. Vivono  riuniti  in  società  ove ogni individuo lavora in funzione del benessere della comunità. Hanno dimensioni variabili da 2 a 15 mm, alcune specie possono raggiungere anche i 6 cm.
In un formicaio   i vari  individui collaborano  con  mansioni specializzate che vanno dalla difesa del nido, alla raccolta del cibo da immagazzinare per lo  sviluppo  delle  larve. La  società delle formiche è divisa  in  caste, l’appartenenza  ad  una casta  (femmine,  maschi,  operaie)  si  determina dal cibo con cui  le  larve  vengono nutrite dalle formiche operaie. Quando nella colonia ci sono  formiche  di diverse dimensioni e caratteristiche, esse si dividono i compiti secondo la loro particolarità.

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Le   colonie  possono contenere anche milioni di formiche tutte   prodotte   dalla   stessa regina un   numero  elevatissimo  di uova   vengono  deposte  dalla  regina.   Nell’arco  di   2-6   settimane  si sviluppano in larve, queste, dopo essersi  nutrite  per  un  periodo  variabile da qualche settimana a  diversi  mesi,  si  trasformano  in  pupe, durante  lo  stadio  di  pupa  la  formica  rimane  inattiva, non si nutre e subisce la profonda trasformazione in insetto adulto. Le formiche sono generalmente onnivore,  ma  si cibano anche di afidi  (pidocchi  delle  piante)  molto  spesso non li predano, ma li proteggono e ospitano nelle loro colonie perchè gli afidi producono la melata (deiezione zuccherina) di cui sono molto ghiotte, hanno l’abitudine di sorvegliare le colonie di afidi e di nutrirsi con le loro secrezioni mielose mungendoli con piccoli colpi delle loro antenne. I loro  nidi  sono fatti attraverso un  complesso  di camere  comunicanti  tramite  gallerie, gli accessi  sono  spesso  sorvegliati  da sentinelle, l’ingresso viene protetto con piccoli sassolini in caso di pioggia o di pericolo.

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Le femmine, non alate, chiamate operaie, sono sterili ed hanno il compito  di  curare e nutrire  le più giovani e difendere la comunità. Tra le operaie alcune si distinguono perchè armate di potenti antenne,  dette  ‘soldati’  perchè provvedono alla difesa della colonia.
Esse parlano tra loro attraverso segnali odorosi, le sostanze chimiche usate per comunicare,sono detti “feromoni”, questi possono essere usati come segnali di allarme in caso di pericolo, oppure come  guida  olfattiva  per  raggiungere  le  fonti  di  cibo.  Hanno  mandibole che gli consentono di  trasportare del cibo  di  maggior peso e volume delle loro dimensioni.

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Strane e straordinarie sono le somiglianze con l’uomo, infatti,   condividono l’aspetto sociale,  L’aggressività e la diffusione su tutto il pianeta. Le formiche operaie usano uccidersi fra  loro per il dominio del territorio controllato dalla loro colonia molto spesso entrano in guerra fra colonie e altre specie diverse pur di espandere e conquistare altri territori… proprio come l’uomo…

 

 

                         Cera una volta una formica c’era una volta una formica

Foto di copertina da Freepik

c’era una volta una formica = sottofondo musicale
Soldier of love  = di Asher Quinn & Asha Elijah

 

 

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One Comment

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    You must continue your writing. I’m sure, you have a huge readers’ base already!

  • binobino responds
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