La pecorella

La pecorella

la pecorella

A volte, la voglia di libertà trasforma una mite pecorella in feroce leone

 

 

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Ariete, era saggio come sa esserlo, chi ha dovuto vivere e vincere molte avversità, tutto il gregge lo seguiva passo passo,  era la loro guida sicura  il loro faro. Ricordava bene i tempi passati, il verdeggiare dei liberi pascoli, le cure amorevoli con cui Libertà, la pastorella, si prendeva cura del gregge, le transumanze da un pascolo ad un’altro, il tenero sapore di erbe fresche. Liberi di muoversi in libertà da una terra ad un’altra.

Tutto era cambiato da quando Libertà andò in sposa a Despota. Quell’essere impose nuove regole, recintò con filo spinato il prato, con la motivazione di dare protezione onde evitare che cadessero nelle fauci di lupi famelici che scorrazzavano liberi di azzannare al di là del fiume.
In quello spazio ristretto, senza benefici, dovevano sottostare e asservire il suo volere
Per imporre le sue regole Despota usava il bastone, aiutato dai suoi cani.
Cani che erano di una tale ferocia che il solo guardarli impauriva.

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La pastorella Libertà era segregata, nel palazzo, serva del piacere del despota. L’unico interesse di Despota era di arricchirsi. Aveva accumulato tante ricchezze e tante altre ne voleva, teneva rinchiuso il gregge nel recinto, con regole imposte, che non soddisfacevano. Quel prato, con il continuo brucare, ormai era diventato rinsecchito e brullo. Una alta staccionata, barriera alla libertà, impediva di andare in altre  terre. Terre che potevano vedere al di là del fiume, fili d’erba verde e fresca di cui sentivano  il profumo… Quelle terre, il loro sogno di libertà, erano diventate il loro miraggio.

Libero era l’ultimo nato, era l’unico con il vello maculato di nero,
Non era la sola diversità che lo distingueva,
Era irrequieto e curioso, non amava stare rinchiuso nello stesso luogo
Avrebbe voluto brucare un’altra erba, più fresca.
Ritto sulle zampe, con fierezza annusava l’aria, per sentirne i profumi,
Era sempre vicino alla staccionata, ad osservare.
Oltre il fiume poteva vedere pascoli immensi
Non si capacitava del  perchè doveva essere costretto a restare in quel prato rinsecchito.

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Aveva deciso…doveva fuggire da quel luogo…cercare la libertà…
Era alta quella staccionata…insuperabile…
Molti avevano perso la vita, nel tentativo fallito di fuggire
Le mascelle poderose dei cani avevano fatto scempio delle loro carni.
Doveva provarci.!…
Prese la rincorsa e con un balzo superò la staccionata.

Ora era in un altro mondo, quello che vide gli sembrò un paradiso,
Non aveva visto nessun lupo, solo greggi di pecorelle pasciute, con un ricco e splendente vello, libere di correre, di fare quel che volevano. Si avvicinò a loro,qualcuna lo accolse con un belato di benvenuto, altre lo evitarono, altre lo spintonarono per scacciarlo, quella pecorella straniera non piaceva, non aveva lo stesso belato. Era così impresentabile con quel vello sporco e maculato di nero. Era diversa…
Incuteva timore e per giunta mangiava la loro erba.

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Libero decise di ritornare nel suo prato, voleva far sapere agli altri che al di là del fiume c’era un mondo diverso, non c’era nessun lupo e non c’erano pericoli, Un mondo che poteva essere di tutti, bastava volerlo.
Si sentiva fiero quando iniziò a raccontare, quello che aveva visto.

Con facilità, i giovani del gregge, furono convinti…La decisione fù presa…
Si sarebbero ribellati… Nulla poteva fermarli nemmeno la ferocia dei cani.

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Presero la rincorsa, per il gran salto, ma i cani e Despota erano attenti, li videro. Furono raggiunti e assaliti con bastonate e morsi… Libero fu il primo ad essere aggredito, ed assassinato Un rivolo di sangue arrossò le acque del fiume… Ad Ariete, quello che vide bastò per  farlo inferocire…
Il suo vello si rizzò sino a sembrare una criniera leonina. Ora non era più il mite Ariete, era una furia scatenata…Si avventò su Despota seguito dall’intero gregge, lo travolsero, calpestandolo a morte. I cani impauriti da tanta furia divennero miti pecorelle, fuggendo a zampe levate. La rabbia era incontenibile, le pecorelle travolsero la staccionata, per ritrovarsi al di là del fiume, finalmente liberi.

Libero e molti altri giovani mancarono all’appello, ma il loro sacrificio non era stato vano…Per merito del loro martirio, ora potevano avere nuove e vive speranze di giorni e pascoli migliori…

Quel pascolo era la loro piazzola in cui poter riprendere a vivere con Libertà…la loro pastorella…

 

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Una parola…una sola parola
può essere motivo scatenante
per esperire un sentimento che sembra assopito
che aleggia in ogni coscienza, per divenire onda travolgente
Forza che riesce ad imprimere coraggio anche alla mitezza,
tanto da far diventare leoni, quanti credevano di essere miti pecorelle.
Questa parola è…

LIBERTA’…

 
Non puoi imprigionare il vento, ed io sono come il vento,
spiro tra i cantoni del mondo recependo ogni lamento
ogni grido lo raccolgo, per farlo divenire un canto
con bellezza si trasforma quel pensiero divenendo incanto.

Alcuni vorrebbero usarmi a loro piacere
con la violenza zittirmi, e farmi tacere.
Ogni despota parla di me con tracotanza,
mi accantona, usando la forza della arroganza,
la verità, la vuole comprimere al suo servizio
usando la falsità per imbruttirmi nel suo vizio.

Quando le bugie hanno verità distorte
non saranno mai, benvolute dalla sorte
cadranno dall’altare dell’ignoranza
divenendo polvere senza importanza.

Un grido risuona altisonante, si accalora,
nella sua richiesta, di pace si avvalora,
divenendo un coro, quelle voci sembrano una sola,
voce che libera, solo nella libertà si consola.

Ariete

 

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Immagine di vector_corp su Freepik

La pecorella = musica di sottofondo
Kingdom in The Clouds = Chris Spheeris 

 

 

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la pecorella
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