Sacerdotesse del sesso

Sacerdotesse del sesso

Sacerdotesse del sesso

sacerdotesse del sesso

sacerdotesse del sesso

 

Sacerdotesse del sessoSacerdotesse del sesso…
martiri sacrificate sull’are dell’amore

 

Come un gabbiano, libero in cielo, che del mare sorvola onda
ali si tuffano suicide in acqua che sporcizia ha reso immonda

°°

Vita in attesa su marciapiedi di periferia
succinta e nuda nell’attesa d’esser preda
Vita puttana che a tutti lasciva si dona
venduto corpo, nel rituale assessuato si abbandona

Istante si appaga da un fremito di finta passione
Sesso mercificato, martire sacrifica con ossessione.
Si prostituisce corpo a voluttuose bramosie del godere
Eccita con recita un finto eiaculante piacere

Artigliano corpo mani umidicce e curiose
intrufolanti tra le vesti cercano furiose
Violente carezze graffianti, segnano pelle.
Cupidigia frenetica esclami biascicanti espelle

Bellezza di giovane corpo eccita voglia di possesso
pressante vogliosità incitano pensiero ossesso
Apice del desiderio si erge con spasmodica attesa
frenetico muover di fianchi preda reclama con pretesa

Appagamento eiaculante espelle preziosità
silenzio testimonia rantolo della viziosità
Fruscia denaro appagante piacere esaudito
sacerdotessa del sesso compiuto ha il suo rito

Spermatozoi si contorcono racchiusi in un fazzoletto
morte infeconda non gli consente di giacere nel proprio letto

Sacerdotesse del sesso                                      

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Foto immagini da Freepik

sacerdotesse del sesso = musica di sottofondo
Steen Thottrup – I hope the yesterday

La prostituzione nella storia (da Wikipedia)

La parola “prostituzione” deriva dal verbo latino prostituĕre (pro, “davanti”, e statuere, “porre”), e indica la situazione della persona (in genere schiava) che non “si” prostituisce, ma che, come una merce, viene “posta (in vendita) davanti” alla bottega del suo padrone. Questa origine richiama quindi la condizione storicamente più abituale della prostituta, la quale non esercita autonomamente la sua professione, ma vi è in qualche modo indotta da soggetti che ne sfruttano il lavoro traendone un proprio guadagno

La prostituzione antica aveva una caratteristica più sacrale-rituale in quasi tutte le antiche civiltà del pianeta. Le donne offrivano il loro corpo come sacrificio alla divinità, che veniva identificata nei loro presunti messaggeri sulla Terra. Erano soprattutto Re, imperatori, grandi maestri di riti sacri, sia sotto spoglie antropomorfe che zoomorfe. Anche se, molto probabilmente, questo tipo di comportamento affonda in un significato ancora più antico, ancestrale ed antropologico. Nella antica Babilonia le prostitute si concedevano sessualmente per la dea Militta, mentre il cliente, come atto simbolico, doveva offrire del denaro gettandolo sul ventre o sulle ginocchia della prostituta stessa. È forse in questi antichi rituali che il sesso si sarebbe poi trasformato formalmente a pagamento, e, ritenuto sacro, spesso legalizzato. Ad esempio, ad Eliopoli, ogni vergine doveva, secondo l’uso, prostituirsi a uno straniero nel tempio di Astarte.

Sacerdotesse del sesso in

Grecia classica
Nella società greca antica esisteva sia la prostituzione femminile che quella maschile. Le prostitute, che vestivano con abito distintivo e pagavano le tasse, potevano essere indipendenti ed erano donne influenti; la prostituta colta e di alto ceto era definita etera. Solone istituì il primo bordello ad Atene nel VI secolo a.C. A Cipro e Corinto, secondo Strabone, era praticata una sorta di prostituzione religiosa in templi con decine di prostitute. Le prostitute femminili erano divise in diversi gradi, tra cui si ricordano le etere e le pornai.
La prostituzione maschile era molto comune in Grecia. Era spesso praticata da adolescenti, come riflesso della pederastia greca. Giovani schiavi lavoravano nei bordelli di Atene, mentre un adolescente libero che vendesse i propri favori rischiava di perdere i diritti sociali e politici una volta divenuto adulto.

Antica Roma
Il diritto romano regolava con diverse leggi la prostituzione che era praticata nei lupanari, edifici siti fuori dalle città aperti per il sesso soltanto nelle ore notturne. Le prostitute o meretrici generalmente erano schiave o appartenevano ai ceti più bassi.

Medioevo
La prostituzione era comune, e sovente tollerata, nel Medioevo nei contesti urbani. Gli statuti di molte città regolavano la prostituzione. Era, ad esempio, spesso vietata vicino alle mura della città o nelle aree prossime agli edifici di rappresentanza.

Italia: nascita delle prime case chiuse

È con un decreto del 1859, voluto da Camillo Benso conte di Cavour che si autorizza l’apertura di case controllate dallo Stato per l’esercizio della prostituzione in Lombardia. Il 15 febbraio 1860 il decreto fu trasformato in legge con l’emanazione del “Regolamento del servizio di sorveglianza sulla prostituzione”.

Nascono le cosiddette “case di tolleranza”, perché tollerate dallo Stato. Ne esistono di tre categorie: prima, seconda e terza. La legge fissava le tariffe per fare sesso, dalle 5 lire per le case di lusso alle 2 lire per quelle popolari, e altre norme come la necessità di una licenza per aprire una casa e di pagare le tasse per i tenutari, controlli medici da effettuare sulle prostitute per contenere le malattie veneree.

prostitute 8

 

 

 

 

 

 

Il 20 settembre 1958, dopo un lungo dibattito nel Paese, è stato introdotto il reato di sfruttamento della prostituzione e le case di tolleranza sono state chiuse con la cosiddetta legge Merlin di Angelina Merlin del Partito Socialista. La legge punisce lo sfruttamento della prostituzione o lenocinio. L’art. 3, n. 8), della legge n. 75/1958 equipara il favoreggiamento allo sfruttamento: infatti punisce “chiunque in qualsiasi modo favorisca o sfrutti la prostituzione altrui” (art. 3, n. 8, l. 75/1958).

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2 Comments

  • shanicevanoosten.wordpress.com

    What’s up colleagues, its wonderful post about cultureand
    fully defined, keep it up all the time.

  • Binobino responds
    thank you very much

    Happy life

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